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Comunicazioni alla Camera, la replica del Presidente Draghi

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Comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio europeo del 20 – 21 ottobre, la replica del Presidente Draghi.

Grazie Presidente.
Le osservazioni formulate sono certamente molto importanti e arricchiranno la discussione in Consiglio europeo, rafforzeranno sicuramente la posizione dell’Italia.

Cercherò di rispondere a quasi tutti i punti che sono stati sollevati. L’Onorevole Ruffino ha notato come questo sia un momento unico per l’Europa e per il ruolo che l’Europa può svolgere a favore dei Paesi membri. Il motivo è semplice: dalla pandemia in poi, e certamente anche prima, ci accorgiamo sempre di più che le sfide che ci troviamo a dover combattere sono di dimensioni che travalicano i confini dei nostri Paesi. Mi riferisco alla stessa pandemia, al piano che ora sta assistendo la ripresa dell’economia italiana, europea, la transizione digitale, ecologica. Più ci pensiamo più noi capiamo che ci sono anche sfide in prospettiva che è impensabile affrontare da soli. Pensate soltanto alla costruzione di una difesa europea, che potrebbe richiedere delle risorse incredibili, di dimensione straordinarie. Pensate al ruolo dell’economia dell’Europa nella cooperazione allo sviluppo, nella vaccinazione dei Paesi più poveri. Sono risorse che non abbiamo la possibilità di generare all’interno di ogni Paese.
A questo proposito, ieri il Commissario Gentiloni nel corso di una conferenza stampa ha dato dei numeri che ora condivido, per esempio: l’investimento necessario per la transizione verde e la transizione digitale sarà di circa 650 miliardi di euro all’anno fino al 2030. Solo la transizione verde richiederà 520 miliardi all’anno, i settori delle energie e dei trasporti richiederanno 390 miliardi all’anno, 50% di più che nel passato.

Certamente il Pnrr aiuterà ad affrontare questi investimenti ma è ben chiaro che le risorse a livello di singolo Paese non ci sono. E’ un momento particolare in cui scopriamo quello che, in un certo senso, sapevamo ma non avevamo forse ancora capito: quanto il nostro futuro dipende dalla capacità di avere un’azione europea unita su questi fronti. Giustamente l’Onorevole Ruffino ha detto che occorre la massima unità di intenti e questo deve essere chiaro al prossimo Consiglio europeo, dove si discuterà anche di una cosa che non era all’ordine del giorno finora, un breve scambio di vedute sulla Polonia.
Primo punto, ho appena detto quanto sia necessaria l’Europa per affrontare le dimensioni delle sfide future e quindi una prima conclusione è che un Paese sta in Europa perché ha bisogno dell’Europa. Ma non sta in Europa solo perché ha bisogno dell’Europa, ma anche perché condivide gli ideali che sono alla base della costruzione europea. Più specificamente, riferito alla Polonia, c’è stato un punto sollevato dall’Onorevole Giglio Vigna: non è che si condannano i cattivi perché a Bruxelles ci sono i buoni. C’è un problema specifico, ed è la primazia della Corte di Giustizia europea rispetto alle Corti costituzionali nazionali. Questo è il pilastro giuridico su cui si costruisce l’Europa e la vita europea.

Guardate che ci sono tanti modi in cui può andare in tutte le direzioni la negazione di questa primazia. L’esempio è lo scontro tra la Corte Costituzionale tedesca e la Corte di Giustizia europea proprio sulla politica monetaria fatta dalla Banca centrale europea. Ed è stato grazie alla primazia della Corte di Giustizia europea che la politica monetaria della Bce è cambiata per sempre, disponendo ora di strumenti che prima non aveva.
All’Onorevole Cabras vorrei fare osservare soltanto tre fatti: primo, dopo aver avuto 132mila morti, io credo che in coscienza bisogna fare tutto il possibile e quello che è necessario. Secondo, non è solo il passato ma è il presente che ci insegna che questa è la strada giusta. Il Regno Unito che era uno dei Paesi che aveva portato avanti la campagna di vaccinazione con grande celerità, abbandonata ogni cautela, oggi si trova di fronte a circa 50mila contagi giornalieri e 200 morti ieri e 176 oggi. In sostanza, questo ci insegna inoltre che non usciremo da questa situazione in un istante. Anche nell’uscita sarà necessario uscire con gradualità. Terzo, l’efficacia di queste misure che sono state messe in campo. Dal decreto che prevede l’estensione ai luoghi di lavoro (del green pass) le prime dosi di vaccino sono cresciute del 46% rispetto al trend atteso tra il 16 settembre e il 13 ottobre. Ci sono state 559.954 prime dosi di più rispetto al previsto. Non stiamo a guardare anche il numero dei decessi che è caduto del 94%, del 95% i ricoveri in terapia intensiva, le ospedalizzazioni del 92%. Mi pare che ci siano molti fatti che giustificano l’attuale scelta politica su questo.
All’Onorevole Valentini, che ha sollevato molti punti, ne vorrei osservare uno o due in particolare. Per quanto riguarda l’estensione del Green pass ai lavoratori extraeuropei, si tratta di una situazione in evoluzione. Ci sono già 16 Stati a cui è riconosciuta l’estensione del Green pass, ne cito alcuni: Albania, Israele, Marocco, Panama e altri. Per altri l’estensione del Green pass è in corso di analisi. C’è sicuramente molto lavoro del Ministero della Salute per cercare di fare accordi ad hoc con molti di questi Paesi. Di nuovo, se si riuscisse ad avere un coordinamento europeo su questo sarebbe certamente meglio. Il Ministro Speranza sta lavorando su questo da diverso tempo e solleveremo questo sicuramente domani, non c’è alcun dubbio.

Sulle criptovalute lei ha ragione. Effettivamente permettono di fare pagamenti e di ottenere riscatti creando dei flussi di denaro completamente anonimi e illegali però lì occorre non solo una cooperazione europea ma occorre una cooperazione mondiale, perché altrimenti non si riesce a risolvere il problema.
Per quanto riguarda le fonderie, certamente è la cosa da fare per poter dotare l’Europa di un’autonomia nella produzione dei microchip. Paesi come la Germania la Francia e l’Italia stanno lavorando insieme su questo fronte e ancora altre iniziative verranno prese negli anni futuri.
L’Onorevole Galizia ha sollevato molti punti importanti e di nuovo cerco di rispondere ad alcuni. Uno è quello della costruzione di piattaforme digitali sanitarie. Si tratta indubbiamente di una questione straordinariamente importante che però si scontra con il fatto che in alcune Regioni esistono dei fascicoli sanitari, che sono forse tra i migliori d’Europa, e in altri invece quasi non esistono questi fascicoli sanitari, che bisogna alimentare. Il ministro Colao sta lavorando con varie Regioni per poter arrivare all’inizio di una creazione di piattaforme. È evidente che è una cosa di un’utilità straordinaria. Nello stesso tempo – è una cosa insieme collegata ma è diversa – si sta cercando di potenziare più possibile gli investimenti nella telemedicina per poter essere monitorati a casa, per poter essere anche assistiti a casa. Naturalmente non è un problema che risolve la non autosufficienza, ma è un primo passo, è un aiuto. Molti altri investimenti nel PNRR sono diretti proprio alla non autosufficienza. Se le Regioni vorranno bisognerà procedere insieme per poter costruire dei fascicoli e soprattutto per poterli alimentare in maniera stabile e poter così avere una piattaforma digitale sanitaria nazionale. Su questi aspetti mi terrà informato anche il ministro Colao perché è parte del lavoro che lo vede impegnato.
Gli onorevoli Dori e Rampelli toccano la questione della migrazione da punti di vista molto diversi naturalmente. L’approccio del governo a questo dramma deve essere equilibrato, efficace ed umano. Efficace in due sensi, in due significati. Deve essere efficace nel proteggere i confini nazionali dall’immigrazione illegale e dai traffici di persone. E deve essere, però, anche efficace nell’accoglienza. Ed è qui – mi pare – che l’onorevole Rampelli ha insistito secondo me giustamente. Perché l’accoglienza è vera se porta all’integrazione e l’integrazione è vera solo se porta al lavoro. Se non c’è lavoro c’è una forma di sopravvivenza assistita che è un guaio per loro e un disonore per noi perché non porta a nulla se non – come ha detto l’onorevole Rampelli – alla negazione dell’esistenza. Perché sappiamo che ci sono moltissimi casi di disastri che avvengono tra questi emigrati che non riescono a lavorare.

Onorevole Rampelli, l’emigrazione in un certo senso è come la digitalizzazione. Lei dice sulla digitalizzazione: bisogna tutelare, sostenere. Sì, sicuramente bisogna sostenere e tutelare durante la transizione. Cioè son fatti inevitabili, avvengono. Non ci sono muri contro la migrazione, non ci sono muri contro la digitalizzazione.
La cosa giusta da fare è prendere coscienza che queste cose avvengono, tutelarsi naturalmente nei limiti della legalità e gestirle in maniera intelligente, in maniera che abbia una visione. E questo è quello che dobbiamo fare, secondo me, me sulla digitalizzazione.
L’ onorevole Giglio Vigna, tra i vari, ha toccato il punto della transizione sia quella digitale sia quella ambientale, e ha messo in luce i rischi per l’occupazione, per il prodotto di queste tradizioni.
Sicuramente ci sono dei rischi, però ci sono anche delle opportunità e i primi dati di esperienze di paesi che hanno applicato, spesso per forza degli eventi, una transizione ecologica aggressiva e i primi dati sull’occupazione sembrano abbastanza incoraggianti. Indubbiamente ci saranno tra transizione digitale e transizione ecologica dei settori che si contrarranno e settori che si espanderanno. Per cui quello che bisogna fare, quello che i governi devono fare, è aiutare la riallocazione delle persone da un settore a un altro ed è per questo che in questo momento e per tutti gli anni a venire le politiche attive del lavoro saranno fondamentali. Anche in questo bisogna essere abbastanza realistici.

Bisogna migliorare sicuramente i nostri centri dell’impiego ma bisogna anche utilizzare le risorse che il settore privato ci dà per quanto riguarda proprio la gestione della riallocazione della forza lavoro. Altrimenti abbiamo situazioni di disoccupazione che diventano croniche e a quel punto diventa difficile, difficilissimo gestirle.
Sulla Polonia, altro punto che lei ha sollevato onorevole, credo che avevo già risposto: giustamente mi ricordava che un vero grazie sentito va anche a tutto il volontariato, alla Croce Rossa, agli Alpini e a tutti coloro che ci hanno aiutato in questo momento.
Circa le parole dell’onorevole Noia – che non c’è e che ringrazio per il riferimento al ‘rischio calcolato’ dal governo in aprile e al fatto che si sia rivelata la scelta giusta – condivido il suo appello alla responsabilità in questo momento.
L’onorevole Crippa ha sollevato molti punti, direi quasi tutti o tutti condivisibili. Ha evidenziato i rischi della crisi energetica, la necessità che l’Europa abbia un ruolo dominante nell’aiutare a superare questa crisi, ma nello stesso tempo ha detto che la transizione ecologica è l’unica alternativa: non c’è marcia indietro. L’unica alternativa è la transizione ecologica, non ci sono rallentamenti su questo fronte perché, come ha detto il commissario Timmermans, è quella che riduce stabilmente la dipendenza dai fossili. E, naturalmente, quindi anche dal gas.

Penso a quello che abbiamo fatto negli anni ‘70 in risposta alla prima grandissima crisi energetica, ed è una risposta in un certo senso molto simile. Abbiamo trovato nuove tecnologie e abbiamo soprattutto ridotto il consumo attraverso motori diversi, ma anche attraverso, come dire, comportamenti diversi. Direi che la modifica del comportamento è forse la cosa più importante perché, in quel caso fu un enorme successo, provato dal fatto che i prezzi del petrolio poi sono rimasti normalmente stabili o, addirittura bassi, per tantissimi anni. Lo stesso dobbiamo far qui. Sono completamente d’accordo: dobbiamo fare investimenti nello stoccaggio e nella accumulazione. Non voglio, a proposito dell’Ecobonus, così anticipare quella che è la discussione della Legge di bilancio. Ci rivediamo tra qualche giorno e ne parleremo.
Un punto, infine, sollevato dall’onorevole De Luca, che ha anche toccato la questione della Polonia e dell’Europa, è quello del Nutriscore. E qui vorrei assicurare il Parlamento che il Governo è totalmente consapevole della gravità che l’introduzione del Nutriscore possa creare, possa costituire per la nostra filiera produttiva agroalimentare, quindi è pienamente impegnato nella sua tutela.
Grazie.